domenica 19 dicembre 2021
Sulla differenza fra patriottismo e nazionalismo
giovedì 7 ottobre 2021
Presentazioni dei Monti celesti - ottobre 2021
di seguito le locandine dei prossimi appuntamenti, stasera a Malo e giovedì 14 p.v. a Valdagno.
domenica 19 settembre 2021
Prossimi eventi settembre 2021
lunedì 13 settembre 2021
Un augurio di inizio anno scolastico con le parole di Anne Frank
giovedì 9 settembre 2021
Intervista su "ViCult" in occasione dell'uscita dei "Monti celesti"
condivido al link che segue un'intervista uscita ieri sulla rivista online "ViCult" in merito all'uscita del mio nuovo libro, I monti celesti. Ringrazio Maurizio Scalabrin per questa opportunità.
domenica 5 settembre 2021
I libri ci chiamano: un dono inatteso firmato Antonio Giuriolo
Particolare del cippo sul luogo in cui cadde Capitano Toni a Lizzano in Belvedere, foto di Michele Bergamini |
sabato 4 settembre 2021
Prima presentazione dei "Monti celesti" a Montecchio Maggiore
biblioteca@comune.montecchio-maggiore.vi.it
0444698874
domenica 29 agosto 2021
"Ho ancora nel naso l'odore..." Folgoranti incipit e congedi
venerdì 27 agosto 2021
"I monti celesti" - raccolta di racconti - in uscita a settembre 2021
con gioia annuncio l'uscita, per il prossimo settembre, del mio nuovo libro di racconti, I monti celesti, per i tipi di Cleup, collana "Vicoli".
domenica 1 agosto 2021
Camminando tra le pietre del San Michele
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
domenica 25 luglio 2021
Un pomeriggio d'estate per cimiteri di guerra
Erano anni che desideravo visitarli. Ogni volta che passavo per Dueville procedendo verso Bassano, ad una rotatoria vedevo il cartello British Cemetery e pensavo "Ora svolto". Ma ero sempre in ritardo o comunque atteso in qualche posto, mancava il tempo o il coraggio di imboccare l'uscita giusta. Così domenica scorsa mi sono detto "Ora vado sul serio". E non solo a quello di Dueville, anche nell'altro, scoperto su internet, di Montecchio Precalcino. A cinque chilometri dal primo.
Ho chiamato una cara amica che ha come me la passione per i cimiteri. Entrambi non vi troviamo nulla di macabro, anzi. Dai cimiteri si capisce molto più dei vivi che dei morti. E poi è bello passeggiare fra le lapidi indovinando le vite di coloro che ci hanno preceduto. Ha accettato subito.
Sono passato a prenderla alle tre, mentre una coltre di nubi color del piombo avanzava a schiere compatte dall'Altipiano al Summano. Guidando scrutavo le tonalità di grigio all'orizzonte e pensavo: "Non ce la facciamo, sarà acqua prima che possiamo arrivare". Ogni tanto un lampo di luce brillava fra le nubi. Sulla valle dell'Astico fioccava un acquazzone, la condensa che saliva e si disperdeva in vortici tondeggianti. Ho proposto di partire dal sito più lontano così da tentare di anticipare la pioggia. Idea accettata. Speriamo bene.
E dunque eccoci in viaggio per esplorare cimiteri inglesi della Grande Guerra. Dai finestrini aperti arrivava a ondate l'aria di pioggia proveniente dai monti. Abbiamo oltrepassato Dueville e imboccato una strada che un tempo si sarebbe detta di campagna, ora contornata di villette e capannoni. Google dettava la rotta. A cinque minuti dall'arrivo ho pensato che forse ce l'avremmo fatta a fregare il temporale. Coraggio, ci siamo quasi.
Gli inglesi arrivarono in Italia dopo la rotta di Caporetto, in appoggio al provato Regio Esercito battuto dagli austro-tedeschi di Von Below e Borojević. E così ci sono rimasti i cimiteri: sull'Altipiano, sul Piave e qui, accanto agli ospedali da campo. Questo di Montecchio Precalcino, come del resto anche a Dueville, sorge accanto al camposanto italiano. Eppure, rispetto ai nostri vialetti di ghiaino, alle piastrelle, alle colate di cemento dei condomini-loculi, alle foto su sfondo azzurrino, pare di essere in un altro mondo. La mia amica è sorpresa anzitutto dall'erba curatissima, poi dall'ordine, dal senso di armonia che regna in questo angolo di mondo.
Entriamo da un piccolo cancello. Intorno non un'anima. E mentre giro la maniglia torno di peso al 2014, al viaggio nelle Fiandre (ne scrissi qualcosa qui), ai cimiteri sparsi fra i pascoli e i campi di barbabietole, in mezzo a una pianura infinita, rotta solamente dalle tenui rotondità di colline che qui nemmeno diremmo tali: hill 62, hill 60... Ed ecco che dagli scomparti della memoria riaffiora il primo verso della canzone di John Mc Cree:
In Flanders fields the poppies blow...Dopo tre gocce di pioggia, in cielo le nubi diradano, spunta un sole invadente. Torna l'afa soffocante della pianura.
domenica 18 luglio 2021
Libri da leggere: La via di Schenèr di Matteo Melchiorre
Il bello del rumare è
soprattutto il sapore della ricerca: ponderata, certo, se si cerca un libro in
particolare, ma anche, e per me soprattutto, lasciata in balia del caso, dell’eventualità,
del mistero fascinoso dell’ignoto. È così
che a volte ci si imbatte nei libri più impensati. Fedele al precetto che sono
loro, i libri, a chiamarci, mi lascio trasportare, e trovare.
In questo modo mi ha incontrato La
via di Schenèr di Matteo Melchiorre (Marsilio, 2016). L’avevo inizialmente scambiato
per un romanzo, anche per via della fascetta che lo segnalava vincitore del
premio “Mario Rigoni Stern 2017” (il premio alterna narrativa a saggistica), e
invece, una volta sfogliatolo, ho trovato un saggio. Un saggio su un’antica via
alpina, la via di Schenèr, appunto, che collegava Feltre con la valle di
Primiero. Non ci ho pensato due volte e con pochi euro il libro è venuto a casa
con me.
Classe 1981, Matteo Melchiorre è
storico e ricercatore presso li IUAV di Venezia: si occupa di storia economica
e sociale del tardo Medioevo e di edizione di fonti. Con La via di Schenèr
ci racconta non solo un’indagine storica attorno ad un’antica via alpina, ma un
microcosmo di relazioni, azioni, pensieri, sentimenti, un mondo in cui la
piccola storia del mondo alpino e prealpino si lega alla grande storia degli
Stati e degli Imperi, dei condottieri e dei principi, dei traffici commerciali
e dei conflitti.
Lo fa trascinandoci in una ricerca
sinuosa e coinvolgente che diviene, oltre che storica, personale, portandoci a
riflettere su chi sia lo storico, quale il lavoro di andare per archivi, di
leggere documenti: perché per quasi tutto il libro l'antica via di Schenèr appare indirettamente,
attraverso le tracce lasciate nei documenti, siano relazioni, atti notarili,
lettere o altro ancora, e solo alla fine, con abile costruzione narrativa,
Melchiorre ci guida sul campo.
Fra ansia di scoperta, sogni, misteriose
visioni notturne, momenti di solitudine e di sconforto come di esaltazione ed
entusiasmo, Melchiorre ci trasporta nel vivo di uno scambio continuo fra presente e passato, narrandoci le fasi della ricerca e riportando in vita, dai documenti, diverse vicende
di chi passava per quell’antica via che collegava la veneta Feltre coi
territori tirolesi del Primiero o ci viveva intorno. Lo fa con un linguaggio
vivo e con ironia ma, al contempo, con precisione e competenza, come dimostra una
documentatissima bibliografia finale che svela come la ricerca effettuata sia
tutt’altro che improvvisata.
Vincitore, oltre che del citato
premio “Mario Rigoni Stern”, anche del premio “Cortina”, La via di Schenèr
è dunque un libro da leggere non soltanto per conoscere una parte di mondo che per
secoli si è sviluppato fra due importanti valli alpine ma anche per tornare a
riflettere su cos’è la storia, su chi la dimentica, su chi a volte ce la fa riscoprire.
sabato 26 giugno 2021
Per riscoprire Mario Rigoni Stern a cento anni dalla nascita
domenica 20 giugno 2021
Sui passi dei Piccoli Maestri
Ci sono luoghi che ci chiamano, luoghi di silenzio gremito di memoria a cui si ritorna con l'animo del pellegrino. L'Altipiano è per me ricco di questi luoghi. E fra essi Malga Fossetta è certo uno dei più importanti. Fu questa infatti la base del gruppo partigiano di Antonio Giuriolo, Capitano Toni, nel maggio 1944.
Qui, all'estremo margine nord-orientale dell'Altipiano, dove già era passata la storia con la Grande Guerra, vissero per alcune settimane quegli studenti alla macchia che divennero i Piccoli Maestri. Qui per diversi anni si sono ritrovati, e con loro quanti hanno amato e amano le pagine dei Piccoli maestri, e leggono, e studiano questo piccolo capitolo di una grande storia. Qui, fino a un paio d'anni fa, l'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea "Ettore Gallo" organizzava, nel mese di giugno, un pellegrinaggio civile che richiamava persone da tutta la regione, e spesso anche da fuori. Speriamo si possa riprendere presto: ne abbiamo bisogno.
Un'ora di strada, poi Malga Fossetta. Poco prima dell'edificio la tabella che racconta in breve la storia del gruppo.
Malga Fossetta è lì, dietro una curva. Immersa nel silenzio, in un triste abbandono. Così la descrive Meneghello nel cap. 5 del suo libro: «La malga era vuota, nuda: in tutta la zona alta dell’Altipiano le
malghe quell’anno furono senza occupatori, naturalmente la gente aveva paura, e
inoltre le autorità facevano i loro divieti, contando di affamarci. Questo era
un errore, fame ne avevamo già tanta che affamarci di più era praticamente
impossibile, ma le autorità tentavano, tentare non nuoce. A noi delle autorità
non ce ne interessava niente, e si prendeva per naturale che le malghe fossero
vuote.
Il tempo la divora a poco a poco: l'erba alta invade lo spiazzo, dal tetto penzola un pezzo di grondaia, qualche vandalo ha danneggiato la staccionata sul retro. Silenzio.
sabato 20 marzo 2021
Omaggio alle Galline pensierose di Luigi Malerba
lunedì 22 febbraio 2021
Il futuro della scuola sarà la burocrazia?
domenica 31 gennaio 2021
La memoria che ritorna: "1945" di Ferenc Török
domenica 24 gennaio 2021
Libri da leggere: "Si fa presto a dire fame"
Piero Caleffi, Si
fa presto a dire fame, Edizioni Avanti!, Milano-Roma 1954, pp. 140-141.