lunedì 16 ottobre 2023

16 ottobre 1943

Oggi ho letto nelle mie classi alcuni passi di 16 ottobre 1943 di Giacomo Debenedetti (Einaudi, 2001), un libro straordinario per ciò che racconta e per come lo racconta. Scritto poco dopo la liberazione di Roma, a guerra ancora in corso, è un testo che tutti dovrebbero leggere, scritto con un linguaggio preciso, pulito, essenziale, di incredibile potenza.

«Il caposquadra si avanza verso di loro. Ha in mano una specie di cartolina scritta a macchina, di cui legge il testo in tedesco. Quelli non capiscono altro che il tono perentorio di minaccia. Si sciolgono i pianti delle donne e dei bambini. La S. ha avuto il tempo di sbirciare che, sull’elenco dei nomi, il suo non c’è. Questo le dà coraggio: come a vendicarsi dello schiaffo, strappa di mano al tedesco la cartolina. Il testo è bilingue. È lei che lo legge ad alta voce ai vicini:

1. Insieme con la vostra famiglia e con gli altri ebrei appartenenti alla vostra casa sarete trasferiti.
2. Bisogna portare con sé:
a) viveri per almeno otto giorni;
b) tessere annonarie;
c) carta d’identità;
d) bicchieri.
3. Si può portare via:
a) valigetta con effetti e biancheria personali, coperte ecc.;
b) denari e gioielli.
4. Chiudere a chiave l’appartamento. Prendere con sé la chiave.
5. Ammalati – anche casi gravissimi – non possono per nessun motivo rimanere indietro. Infermeria si trova nel campo.
6. Venti minuti dopo la presentazione di questo biglietto, la famiglia deve essere pronta per la partenza.

Venti minuti: neppure il tempo per lamentarsi. Meno di quanto occorra per fare fagotto. I bicchieri belli è meglio lasciarli a casa. E le valigette, dove trovarne una per ciascuno? I bambini ne vogliono una tutta per loro. Non seccate! Bisogna che i tedeschi non vedano dove stavano nascosti i manhood. Gioielli non ce n’è più, tutti da un nharèl. Le parole necessarie bisogna dirsele in ebraico, come si sa e si può – in quel gergo che pare un furbesco e ha sempre fatto sospettare che gli ebrei complottino – come si fa a parlare con quei due soldati entrati in casa a sorvegliare i preparativi?» (pp. 34-36).

Qui è possibile ascoltare l'intensa lettura di Moni Ovadia per "Ad alta voce" di Radio3: https://www.raiplaysound.it/audiolibri/16ottobre1943

martedì 22 agosto 2023

martedì 18 luglio 2023

Recensione di "Come un temporale" su "èNordEst"

Ringrazio di cuore Annalisa Bruni per questa interessante recensione di Come un temporale pubblicata sul periodico online "èNordEst" il 16 giugno scorso. 

Ecco il link: èNordEst



domenica 2 luglio 2023

Recensione di Come un temporale su "Patria Indipendente"

Ringrazio di cuore il prof. Ferdinando Pappalardo, vicepresidente nazionale dell'ANPI, per l'approfondita recensione di Come un temporale pubblicata su "Patria Indipendente", periodico dell'ANPI, lo scorso 18 giugno 2023.

Ecco il link: "La scoperta dell’orrore fascista dalle piccole cose quotidiane"



sabato 29 aprile 2023

Presentazioni mese di maggio "Come un temporale"

Care lettrici e cari lettori, ecco una sintesi delle presentazioni per ora previste nel mese di maggio. Seguiranno le singole locandine. Estote parati/ae!


venerdì 28 aprile 2023

Valdagno: inaugurazione del Giardino dei Giusti

Care lettrici e cari lettori,
condivido con voi questa stupenda notizia, un evento che è stato il coronamento di oltre due anni di lavoro. Il Giardino rappresenta il coronamento dell’omonimo progetto di ricerca curato dalle classi 5CE, 5LA, 5SA, 5TA e 5TB della mia scuola, il liceo “G.G. Trissino” di Valdagno, in sinergia con l’Istituto Storico per la Resistenza e l’Età Contemporanea di Vicenza (ISTREVI), l’I.I.S. “Galileo Galilei” di Arzignano e con la collaborazione di Gariwo, la Foresta dei Giusti di Milano, e dell’Associazione “Spostiamo mari e monti” fra lo scorso e il presente anno scolastico. Il progetto del liceo ha subito trovato da subito la partecipazione da parte dell'Amministrazione comunale di Valdagno.
Il progetto ha visto allieve e allievi ricostruire le vite di cinque Giusti fra le Nazioni che operarono in provincia di Vicenza fra il 1943 e il 1945, persone che non esitarono a mettere a rischio la loro stessa vita pur di proteggere, nascondere e aiutare a fuggire gli ebrei perseguitati dal nazifascismo.

Si tratta di Torquato Fraccon, che fu tra i promotori di una rete di salvataggio di cui faceva parte anche Gino Soldà, di Rinaldo Arnaldi, di don Michele Carlotto, originario di Castelgomberto ma allora cappellano a Valli del Pasubio, dei coniugi Regina e Giovanni Bettin, padovani ma in contatto con il vicentino. A queste persone sono stati dedicati alcuni dei cedri secolari presenti nell’area antistante il cimitero individuata come sito del Giardino dall’Amministrazione comunale.

La cerimonia, durante la quale sono intervenuti la vicesindaca di Valdagno Anna Tessaro, i sindaci di Valli del Pasubio Carlo Bettanin e di Recoaro Terme Armando Cunegato, la mia dirigente scolastica, Maria Cristina Benetti, il carissimo amico prof. Antonio Spinelli dell’ISTREVI e la sig.ra Gina Cavalieri, vicepresidente della Comunità Ebraica di Padova, è stato uno dei momenti per me più importanti. A tutte e tutti coloro che hanno collaborato il mio più vivo, sincero e profondo ringraziamento. E un grazie speciale alla sig.ra Lia Sacerdoti, salvata dai coniugi Bettin, che ci ha onorato della sua presenza, dono unico e preziosissimo per noi tutti, in particolare per le nostre studentesse e i nostri studenti.

Per approfondire:



giovedì 20 aprile 2023

Come un temporale sul Giornale di Vicenza del 19/04/2023

Care lettrice e cari lettori,
condivido con gioia il bellissimo articolo che Federica Augusta Rossi, che ringrazio di cuore, ha scritto per l'uscita di Come un temporale sul "Giornale di Vicenza": con sensibilità e parole precise ha saputo cogliere l'essenza del romanzo. Grazie!



Presentazione di Come un temporale a Recoaro Terme

Questa sera, e proprio da Recoaro Terme, partirà il viaggio di Come un temporale. Un grazie sincero all'Amministrazione comunale, in particolare al Sindaco Armando Cunegato e all'Assessore alla Cultura Cristina Camposilvan, per l'ospitalità. Grazie di vivo cuore a Gianna Dalle Rive e a Luciano Zanonato, che renderanno unica la serata fra parole e musica. Vi aspettiamo!



martedì 28 marzo 2023

Come un temporale: online il primo capitolo

Care lettrici e cari lettori,

in attesa delle date delle prime presentazioni, sul sito di Ronzani Editore avete la possibilità di leggere il primo capitolo del libro. Ecco il link di Ronzani Editore.

A presto! 



sabato 11 marzo 2023

Come un temporale: uscita nuovo libro (aprile 2023)

Care lettrici e cari lettori,
con gioia vi annuncio l'uscita in libreria, prevista per il 13 aprile prossimo, del mio nuovo libro. Stavolta sarà un romanzo storico, ambientato a Recoaro Terme (VI) nel 1938. Di seguito condivido la sinossi. A breve darò le prime informazioni sulle presentazioni.

Quando nell’estate del 1938 Federico giunge alle Fonti di Recoaro per la cura delle acque, non è tanto il suo corpo quanto il suo cuore ad avere bisogno di risanarsi. Infelice e insicuro, non si attende niente di speciale da una villeggiatura con la nonna e gli zii che, per quanto affettuosi e pieni di premura nei suoi confronti, non possono sostituire una madre malata e un padre che non ha mai conosciuto.

Eppure ai piedi dei bellissimi monti della “Conca di smeraldo”, fra alberghi lussuosi, escursioni a dorso d’asino e incontri con personaggi sorprendenti, lo attende un’estate colma di stupore, l’incontro con improbabili amici e soprattutto con la Storia, il suo grottesco procedere, le sue abiezioni.

Crescere è difficile, crescere è doloroso, per Federico come per un Paese in cui la dittatura fascista sta per promulgare le leggi più infamanti della sua storia. Ma l’amicizia è la consapevolezza della possibilità di un mondo migliore. E allora, come un temporale estivo, anche un soggiorno fra le montagne può rivelarsi capace di spazzar via le nubi per far riapparire uno sprazzo di azzurro.


Editore: Ronzani Editore
I edizione: aprile 2023
Collana: VentoVeneto, 28
ISBN: 979-12-5997-093-0

Prezzo:€ 16,00
Pagine: 260

martedì 21 febbraio 2023

A Ravensbrück sui passi di Lidia Beccaria Rolfi

 «Voglio vivere per tornare, per ricordare, per mangiare, per vestirmi, per darmi il rossetto e per raccontare forte, per gridare a tutti che sulla terra esiste l’inferno»

Lidia Beccaria Rolfi, Taccuini dal lager

Nella fotografia che si trova su wikipedia Lidia Beccaria Rolfi appare sorridente, un sorriso largo, accompagnato da uno sguardo sicuro, che sostiene quello dell'osservatore. Eppure quello sguardo sembra nascondere un velo, appena percettibile, di malinconia, un non detto che interroga chi conosce la sua storia.
Lidia aveva da poco compiuto diciannove anni quando venne arrestata dai fascisti, il 23 aprile 1944. Dal dicembre precedente era staffetta partigiana e operava in provincia di Cuneo. Cresciuta in una famiglia contadina di Mondovì, nonostante l'educazione fascista che l'aveva vista entusiasta sostenitrice del regime durante la prima adolescenza, dopo l'8 settembre, entrata in contatto coi partigiani della XV brigata garibaldina "Saluzzo", aveva compiuto la sua scelta.
Consegnata alla Gestapo, dopo circa due mesi di carcere a Saluzzo e a Torino, venne deportata a Ravensbrück, un campo nazista situato nelle vicinanze di Fürstenberg, a circa 90 chilometri a nord di Berlino. Qui, fra il 1939, anno di apertura del lager, e l'aprile del 1945, furono internati decine di migliaia di prigionieri (alla Liberazione il campo era arrivato a 45.000 deportati ma si stima che le persone che in totale vi transitarono siano state circa 130.000), per la maggior parte donne (almeno 110.000 sul totale), provenienti da tutta Europa. 
Dopo mesi di vita indicibile, il 26 aprile 1945 Lidia, immatricolata con il numero 44140 e il triangolo rosso dei deportati politici, fu evacuata e condotta verso nord. Pochi giorni dopo fu liberata dai soldati sovietici. Iniziò allora un lungo periodo in attesa del ritorno a casa, a Mondovì, compiutosi solo l'1 settembre 1945. Una tregua "solo" un mese e mezzo più breve di quella di Primo Levi e che lei raccontò nel libro L'esile filo della memoria

Con il libro di Lidia nello zaino ho visitato Ravensbrück lunedì 13 gennaio 2023 con le mie studentesse e i miei studenti diciannovenni. L'età che aveva lei quando fu deportata qui. Il campo era una delle mete del progetto "Treno della Memoria", dopo aver fatto tappa a Berlino e prima di procedere verso Cracovia. 
Era una mattina grigia, gelida. E in quel grigiore il campo, avvolto dai boschi e affacciato su un lago oltre il quale si vedeva la cittadina di Fürstenberg, ci è apparso ancor più freddo e vuoto. Abbiamo seguito in silenzio la guida attraverso i luoghi più importanti, cominciando da quelli all'esterno del campo: il piazzale d'arrivo, la villetta del comandante, che viveva qui con la moglie e i figli, e quelle degli ufficiali, le palazzine per il personale femminile. Sì, perché Ravensbrück divenne anche il principale lager di addestramento per le ausiliarie che prestavano servizio ai campi in cui erano internate le donne. 

All''interno del campo, che fu poi utilizzato dai sovietici a guerra finita, non è rimasto molto: le baracche non ci sono più ma il loro perimetro è segnalato sulla ghiaia nera che copre il terreno. Restano gli edifici in pietra: la palazzina comando, che ospita il museo, le carceri, il crematorio... Resta anche il muraglione di pietra che chiude il campo in direzione di Fürstenberg, separata dal campo da un lago che d'estate sarà certo splendido ma che quella mattina non ha fatto altro che sottolineare il gelo di un luogo di sofferenza e morte. 

Conclusa la visita, con tutti gli altri gruppi di studentesse e studenti, circa cinquecento, abbiamo partecipato a una breve cerimonia di ricordo. Prima del pranzo ho ripreso in mano il libro di Lidia. Aprendolo a caso, ho trovato un'annotazione degli ultimi giorni di prigionia. Ho pensato alle e ai diciannovenni che erano con me. A loro spetta l'esile filo di questa memoria.

«Come dopo un violento temporale viene la calma e torna sereno, così anche per me, dopo la sofferenza, i tormenti, il dolore, verrà la calma, la pace e l’oblio, tornerà il sole anche per noi, avremo ancora giorni di serenità e di dolcezza lungi da questo luogo d’orrore e di pena. Di tutto non resterà che un triste, ma ormai lontano ricordo».
Lidia Beccaria Rolfi, Taccuini dal lager, in L’esile filo della memoria, Einaudi, 2021, p. 196.


 


venerdì 6 gennaio 2023

Letture#2023: Ci darà un nome il tempo di Saveria Chemotti

Due donne, due mondi, due vite diverse: da una parte Marta, l’allieva in ricerca che dopo gli studi universitari si ritira in monastero, dall’altra Claudia, la docente in apparenza inaccessibile, dura, provata dalla vita. Due storie e due mondi – le montagne trentine per Marta, il Delta del Po per Claudia – che finiranno per intrecciarsi in questa storia di confronto, di scoperta e di riscoperta di sé. Ne nascerà un’amicizia schietta, autentica, che attraverso il confronto epistolare diverrà incontro fra spiriti capaci di camminare insieme nonostante le profonde differenze. 

Scandito in cinque passi, Ci darà un nome il tempo è dunque la storia di un cammino di avvicinamento, una storia che scava nell’animo umano, e femminile in particolare, delle due protagoniste come di chi leggerà questa storia sospesa fra presente e passato, fra pianura e montagna, fra la solitudine e l’incontro inatteso in grado di sconvolgere la vita e aprire le porte a un futuro imprevisto e inatteso.