domenica 25 ottobre 2015

Suburra: quando la pioggia copre le grida dei dannati

Un film di agghiacciante immediatezza. Così su "Internazionale" (qui l'articolo) Goffredo Fofi ha definito Suburra, il film di Stefano Sollima tratto dal libro omonimo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo. E il senso del ghiaccio, del freddo, appare sin dalla pioggia battente che domina le prime scene del film e che scandisce, quasi come un ossessivo ritornello, tutti i momenti della storia. La pioggia copre ogni azione della pellicola, ogni storia, ogni grido dei personaggi, ogni intrigo, ogni sparo.

Suburra è un film sul potere, che rappresenta Roma come città del potere. Una Roma a testa in giù per un potere corrotto nel profondo, in mano alla malavita organizzata e intimamente legato ai palazzi della politica. In un far west in cui a dettar legge sono le organizzazioni criminali, che controllano il territorio come un signore medievale il proprio feudo, si muove la vicenda legata ad una grande speculazione edilizia sulla costa di Ostia. Per realizzare questo progetto si intrecciano le vicende del corrotto parlamentare Filippo Malgradi, interpretato da un grandioso Pierfrancesco Favino, del grigio e onnipotente Samurai (Claudio Amendola), dell'arrogante e ambizioso Numero 8 (Alessandro Borghi), del grottesco e strisciante Sebastiano (Elio Germano) e di altri ancora. Personaggi di primo piano nei giochi e nelle lotte di potere i primi tre, personaggio minore l'ultimo, come altri parte di un sistema del quale diventa, per pochezza e interesse, complice fino in fondo. Il tutto in una Roma in cui niente e nessuno si salva, dalle stanze di Montecitorio a quelle dei palazzi vaticani, che unisce insieme in un baratro oscuro colletti bianchi, giacche firmate, corpi denudati, tonache e pistole automatiche.

La storia, di un ritmo incalzante, è ambientata in sette giorni, dal 5 al al 12 novembre 2011, la data che segnò la caduta dell'ultimo governo Berlusconi. Alle dimissioni del premier sono accostate anche quelle di papa Benedetto XVI, nella realtà avvenute nel febbraio 2013. Interessante tuttavia la scelta della sceneggiatura: nella Roma spettrale, cupa, oscura che viene dipinta, le istituzioni vengono spazzate via. Incapaci di gestire una situazione sfuggita di mano e che le corrode, sono destinate a non essere più, scalzate da un caos vorticoso che finirà per autodistruggersi.

I giorni scorrono all'indietro, verso quel 12 di novembre che nel film viene non a caso chiamato "apocalisse". Tutto prende avvio da una notte di sesso e droga consumata dal parlamentare Malgradi con due prostitute d'alto borgo, una delle quali, minorenne, muore d'overdose. Il fatto scatena una serie di eventi che porteranno alla catastrofe finale e alla caduta degli dei dannati. 

Redenzione finale, dunque? Punizione dei malvagi? Per niente. Ciò che rende grande e agghiacciante la pellicola è a mio avviso proprio la rappresentazione infernale, senza speranza, da girone dantesco. Con la differenza, rispetto a Dante, che non saranno i grandi di questo inferno a compiere le azioni risolutive per la vicenda, bensì i personaggi minori e i parassiti di un sistema in cui nessuno si può salvare. «Lasciate ogni speranza voi ch'intrate» sembra ripetere la pioggia torrenziale che, come dicevo, scandisce ogni parte della vicenda. E proprio la pioggia mi ha suscitato una riflessione più ampia. 

La pioggia è elemento tematico che si ritrova nella grande letteratura come nel grande cinema di sempre. Mentre ieri sera fissavo la poggia torrenziale che domina in Suburra e che finisce per allagare la città come una sorta di punizione divina, di diluvio biblico, ho ripensato alla pioggia di alcune grandi opere, letterarie e non. Purificatrice nei Promessi Sposi e ne La peste di Camus, mistero di vita in un mondo magico in cui tutto diventa natura ne La pioggia del pineto di D'Annunzio...
Com'è in Suburra la pioggia? Sembra, appunto, un diluvio che tutto spazza via. Copre ogni cosa, dagli intrighi ai gemiti di dolore e di piacere, dalle urla agli spari; lava via l'urina e il sangue ma è pronta ad accoglierne altro; erutta, trasborda, inghiotte corpi e li risputa, disperata e furibonda in un mondo osceno oltre ogni limite. 
La pioggia è personaggio principale in Suburra e, forse, può fornire spunti interpretativi di un film che a tratti, com'è stato notato, si compiace di sé stesso e dei propri toni ma che non può non colpire profondamente lo spettatore. Un grande film, da vedere e su cui discutere.