Il bello del rumare è
soprattutto il sapore della ricerca: ponderata, certo, se si cerca un libro in
particolare, ma anche, e per me soprattutto, lasciata in balia del caso, dell’eventualità,
del mistero fascinoso dell’ignoto. È così
che a volte ci si imbatte nei libri più impensati. Fedele al precetto che sono
loro, i libri, a chiamarci, mi lascio trasportare, e trovare.
In questo modo mi ha incontrato La
via di Schenèr di Matteo Melchiorre (Marsilio, 2016). L’avevo inizialmente scambiato
per un romanzo, anche per via della fascetta che lo segnalava vincitore del
premio “Mario Rigoni Stern 2017” (il premio alterna narrativa a saggistica), e
invece, una volta sfogliatolo, ho trovato un saggio. Un saggio su un’antica via
alpina, la via di Schenèr, appunto, che collegava Feltre con la valle di
Primiero. Non ci ho pensato due volte e con pochi euro il libro è venuto a casa
con me.
Classe 1981, Matteo Melchiorre è
storico e ricercatore presso li IUAV di Venezia: si occupa di storia economica
e sociale del tardo Medioevo e di edizione di fonti. Con La via di Schenèr
ci racconta non solo un’indagine storica attorno ad un’antica via alpina, ma un
microcosmo di relazioni, azioni, pensieri, sentimenti, un mondo in cui la
piccola storia del mondo alpino e prealpino si lega alla grande storia degli
Stati e degli Imperi, dei condottieri e dei principi, dei traffici commerciali
e dei conflitti.
Lo fa trascinandoci in una ricerca
sinuosa e coinvolgente che diviene, oltre che storica, personale, portandoci a
riflettere su chi sia lo storico, quale il lavoro di andare per archivi, di
leggere documenti: perché per quasi tutto il libro l'antica via di Schenèr appare indirettamente,
attraverso le tracce lasciate nei documenti, siano relazioni, atti notarili,
lettere o altro ancora, e solo alla fine, con abile costruzione narrativa,
Melchiorre ci guida sul campo.
Fra ansia di scoperta, sogni, misteriose
visioni notturne, momenti di solitudine e di sconforto come di esaltazione ed
entusiasmo, Melchiorre ci trasporta nel vivo di uno scambio continuo fra presente e passato, narrandoci le fasi della ricerca e riportando in vita, dai documenti, diverse vicende
di chi passava per quell’antica via che collegava la veneta Feltre coi
territori tirolesi del Primiero o ci viveva intorno. Lo fa con un linguaggio
vivo e con ironia ma, al contempo, con precisione e competenza, come dimostra una
documentatissima bibliografia finale che svela come la ricerca effettuata sia
tutt’altro che improvvisata.
Vincitore, oltre che del citato
premio “Mario Rigoni Stern”, anche del premio “Cortina”, La via di Schenèr
è dunque un libro da leggere non soltanto per conoscere una parte di mondo che per
secoli si è sviluppato fra due importanti valli alpine ma anche per tornare a
riflettere su cos’è la storia, su chi la dimentica, su chi a volte ce la fa riscoprire.
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