domenica 15 giugno 2014

Appunti per un ritorno

Cari amici lettori,
sono ritornato. Vi avevo avvisato che non avrei scritto con assiduità da aprile in avanti, eppure non mi aspettavo di trovarmi costretto ad interrompere totalmente il dialogo con voi. Perdonatemi. In effetti il maggio appena trascorso è stato forse uno dei mesi più intensi di cui abbia ricordo: tra presentazioni, impegni politici (ero candidato per le elezioni amministrative nella mia cittadina), incontri, riunioni... tutto è stato come un vortice che ha finito per soffocare questo momento di riflessione condivisa. 
Tornando perciò ora a scrivere, mi viene spontaneo volgere indietro lo sguardo e cercare uno o più elementi comuni che possano racchiudere, se non tutte, almeno una parte delle molteplici esperienze vissute. Credo di averne individuati alcuni (oltre alla fretta!), che vorrei di seguito condividere. Nulla di eclatante, solo pochi pensieri in libertà, spero non troppo banali e scontati.

Il viaggio. Per non cadere nella tanto spesso abusata retorica del viaggio, mi limiterò ad una considerazione concreta. Nell'ultimo mese mi sono spostato parecchio, per presentare L'eco delle battaglie ma non solo. Viaggiando, spostandomi fisicamente da un luogo ad un altro, ho riscontrato quanto, specie dopo un periodo alquanto lungo di stasi, partire faccia bene, anche se solo per poco tempo, anche se per poche ore. Partendo si lascia, ci si stacca, si punta verso un qualcosa che è nuovo. E volgere lo sguardo altrove aiuta ad aprire gli orizzonti e a rivedere il quotidiano con occhio diverso.

L'incontro. In ogni mio spostamento, fosse per raccontare di Grande Guerra, per recarmi in un quartiere della mia cittadina ad ascoltare e parlare con le persone o per sfilare con gli Alpini a Pordenone (ebbene sì, amici lettori, pure questo ho fatto!), ho incontrato molte, moltissime persone. Con alcune ho intessuto amicizie che dureranno, con altre ho magari parlato solo per pochi minuti, dopo una presentazione o tra i padiglioni affollati della fiera di Torino. In ogni caso, molte cose mi porto a casa da questo mese.

Il confronto. Gli incontri avuti nell'ultimo mese non sono stati sterili, hanno anzi prodotto un continuo confronto. Il confronto con l'altro, con persone a vario titolo diverse, mi ha offerto notevole stimolo per la crescita individuale. Ho imparato, ho conosciuto persone e luoghi, ho consolidato idee, ho cambiato posizioni. Infine, ho osservato ogni realtà confrontandola con quella in cui vivo, ho respirato bellezza e bruttezza, aria fresca e smog. E se pochi sono gli appunti che ho potuto prendere, molti sono gli spunti impressi nella memoria e nei sentimenti. Speriamo fermentino nei prossimi mesi!

Il ritorno. Credo che gli incontri e le esperienze vissute siano realmente importanti se riescono a lasciarci qualcosa di duraturo. Per fare esperienza è necessario ritornare, stare in silenzio, ricordare, rivivere. Per questo, dopo l'intensità di relazioni intessute, dopo gli incontri e l'inevitabile stanchezza, dopo tante soddisfazioni e qualche delusione, da buon amante della carta stampata, sono lieto di ritornare al silenzio che regna tra i miei libri.
Sono lieto di farlo, tra l'altro, in buona compagnia. Mentre sedevo davanti allo schermo, circondato da fogli sparsi e letture in attesa di evasione, mi è tornato infatti in mente un breve testo, scritto oltre duemila anni fa. Allora, dopo un periodo per lui intensissimo (in questo caso di lotte politiche di primo piano), ritornava ai libri anche Marco Tullio Cicerone. E così scriveva in una delle sue lettere Ad familiares (la prima del nono libro) rivolgendosi all'amico Varrone: <<Scito enim me, posteaquam in urbem venerim, redisse cum veteribus amicis, id est cum libris nostris (Sappi infatti che io, dopo che sono giunto in città, sono ritornato coi vecchi amici, cioè coi libri nostri)>>.
Saluto dunque voi, amici lettori, e torno anch'io agli altri amici, silenziosi e discreti, che mi attendono qui accanto. A presto!

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