La settimana appena trascorsa è stata per me, amici lettori, una settimana di traguardo. Martedì scorso, infatti, ho discusso la tesi e sono diventato, come recita la formula di proclamazione, 'dottore magistrale in Lettere classiche e storia antica'.
- E adesso? - mi ha chiesto in questi giorni più di qualcuno.
- Adesso vedremo - ho risposto con un mezzo sorriso.
Qualche coetaneo uscito dagli stessi ambienti accademici mi ha invece dato una pacca sulle spalle e mi ha dato il benvenuto. In effetti, la "nave sanza nocchier", per citare Dante con un pizzico d'ironia, ora ha un passeggero in più...
Ma non vorrei trasformare questo spazio di dialogo in una lamentazione o in una pagina autobiografica. Gli spunti quotidiani, ormai lo sapete, sono utili per condividere qualche lettura, o pensiero, o entrambi. Riflettevo dunque in questi giorni sopra un fatto di certo banale ma che, per evidenti ragioni personali, tornava a farmi visita: la laurea, come anche altri avvenimenti della vita, rappresenta insieme un punto di arrivo e un punto di partenza. Un punto di confine, per utilizzare un termine caro a Michail Bachtin, il pensatore russo sul quale ho lavorato per la tesi e del quale magari vi parlerò prossimamente.
Oggi vorrei condividere un augurio di partenza tratto da un testo che ogni tanto mi piace tornare a rileggere, testo non facile della nostra letteratura, più spesso citato come opera "di culto", monumento di una generazione letteraria e del suo capostipite, piuttosto che letto e studiato.
Nel 1980 un venticinquenne scrittore emiliano esordiva con un testo destinato ad avere da subito un grande successo, specie tra i giovani, ma a subire anche pesanti critiche e accuse, finendo addirittura sotto sequestro da parte dell'autorità giudiziaria a causa dei contenuti giudicati immorali e osceni (tra l'altro, si parlava apertamente di amori omosessuali). Il libro s'intitolava Altri libertini e il suo autore Pier Vittorio Tondelli.
Altri libertini è un libro di racconti, storie legate tra loro, con luoghi e personaggi che ritornano. La realtà narrata è quella di giovani (siamo negli anni Settanta) sradicati, confusi, disorientati e che, escludendo ogni forma di accettazione o compromesso con un mondo invivibile e soffocante, ne vagheggiano la fuga e, anzi, la tentano attraverso varie strade. Di un'umanità vera e struggente, i personaggi dipinti da Tondelli, veri e propri esclusi, si muovono nell'orizzonte ristretto di una provincia che diviene, direi, dimensione universale di un'esistenza che sfugge e dalla quale si vorrebbe eternamente fuggire.
Il linguaggio del libro pure restituisce la frammentazione della realtà, la sua stessa inconsistenza ma, al contempo, l'ansia di un altrove e la ricerca di un qualcosa. Un linguaggio che Bachtin non avrebbe esitato a definire dialogico, mescolante parlato, gergo giovanile, forme dialettali con linguaggio "alto", letterario e con altre forme attinte dal cinema, da riviste, fumetti. Il brano che condivido oggi, amici lettori, è la parte conclusiva dell'ultimo racconto. Un augurio per tutti coloro che" arrivano": perché ricordino che ogni traguardo è insieme una nuova partenza e non perdano mai l'ansia di "cercare il proprio odore", quello che comunque dà un senso al viaggio.
<<Solo questo vi voglio dire credete a me lettori cari. Bando a isterismi, depressioni scoglionature e smaronamenti. Cercatevi il vostro odore eppoi ci saran fortune e buoni fulmini
sulla strada. Non ha importanza alcuna se sarà di sabbia del deserto o
di montagne rocciose, fossanche quello dell'incenso giù nell'India o
quello un po' più forte, tibetano o nepalese. No, sarà pure l'odore
dell'arcobaleno e del pentolino pieno d'ori, degli aquiloni bimbi miei,
degli uccelletti, dei boschi verdi con in mezzo ruscelletti gai e
cinguettanti, delle giungle, sarà l'odore delle paludi, dei canneti, dei
venti sui ghiacciai, saranno gli odori delle bettole di Marrakesh o
delle fumerie di Istanbul, ah buoni davvero buoni odori in verità, ma
saran pur sempre i vostri odori e allora via, alla faccia di tutti
avanti! Col naso in aria fiutate il vento, strapazzate le nubi
all'orizzonte, forza, è ora di partire, forza tutti insieme incontro
all'avventuraaaaa!>> (Pier Vittorio Tondelli, Altri libertini, Feltrinelli 1980, p. 195).
Nessun commento:
Posta un commento