La scorsa settimana riflettevo sulla spettacolarizzazione sempre più marcata della scrittura in un mondo già ampiamente ridotto a spettacolo. A tal proposito citavo un testo di Giulio Ferroni, Scritture a perdere, riscoperto grazie al riordino degli armadi seguito alla laurea. Il testo di Ferroni (non l'ho scritto la scorsa settimana) si apre con la descrizione di una visita al Salone del libro di Torino, tra le più importanti fiere letterarie italiane. La manifestazione per lo studioso costituisce un valido esempio della tendenza alla spettacolarizzazione della letteratura di cui tratta poi ampiamente nel testo, spettacolarizzazione che si sovrappone alle sempre più pressanti esigenze del mercato. Condivido pienamente le osservazioni di Ferroni ed essendomi qualche volta trovato, mutatis mutandibus, nella stessa situazione posso confermare i sentimenti da lui descritti.
Ho ripensato alla cosa mercoledì pomeriggio, ritornando a casa da un'altra importante fiera letteraria italiana, la Bologna Children's Book Fair, appuntamento dedicato all'editoria per bambini e ragazzi con partecipanti da più paesi del mondo. Ero sceso, appunto, per presentare L'eco delle battaglie e dialogare con Christian Hill, autore a sua volta di un romanzo sulla Grande Guerra dedicato ai ragazzi, Il volo dell'asso di picche (Einaudi Ragazzi).
Dopo una giornata trascorsa nel trambusto della fiera, dopo l'interessante dialogo con il collega autore, dopo gli incontri, le cose viste e vissute un pensiero alla riflessione di Ferroni è sorto spontaneo, non appena il chiasso ha lasciato spazio al lieve brusio delle carrozze di un treno interregionale. Mi sono chiesto: "Ma che ci sono venuto a fare a Bologna? Non ho contribuito anch'io alla costipazione e all'eccesso di libri e di comunicazione cui Ferroni fa riferimento?". Certamente sì, nonostante l'appuntamento di Bologna sia molto diverso da quello torinese, in primis perché si tratta di una fiera più per "addetti ai lavori" che per il grande pubblico. Inutile però girarci attorno: se si accetta di partecipare al gioco, si finisce inevitabilmente per correre secondo le regole imposte. Ho preso parte alla fiera, ho parlato, mi sono "mostrato", ho comunicato.
Avrò detto qualcosa di non inutile attraverso il cantilenante dialetto vicentino? Non spetta a me stabilirlo. Ma la responsabilità è grande e, si sa, un autore che regge un microfono è sempre pericoloso. Faccio autoammenda, suggerendo al contempo quanto a mia volta ho imparato da buoni maestri in questi anni: imparare a diffidare, a lasciare lavorare il sano dubbio, a mettere e mettersi continuamente in discussione. "La pulce è animale scientifico" soleva ripetere un mio vecchio professore che stimo molto nonostante i modi talora un po' brutali e le battute al vetriolo che non di rado pronunciava. Dunque, cari lettori, diffidate. Diffidiamo o, meglio, dubitiamo. Anche e soprattutto (lo dico a me stesso in primo luogo) da chi ama pontificare. Informiamoci, non lasciamoci irretire, ragioniamo, confrontiamo e meditiamo prima di trarre conclusioni. Si tratta dell'invito ad adoperare sempre un atteggiamento "filologico" che già qualche volta ho ripetuto.
Avrò detto qualcosa di non inutile attraverso il cantilenante dialetto vicentino? Non spetta a me stabilirlo. Ma la responsabilità è grande e, si sa, un autore che regge un microfono è sempre pericoloso. Faccio autoammenda, suggerendo al contempo quanto a mia volta ho imparato da buoni maestri in questi anni: imparare a diffidare, a lasciare lavorare il sano dubbio, a mettere e mettersi continuamente in discussione. "La pulce è animale scientifico" soleva ripetere un mio vecchio professore che stimo molto nonostante i modi talora un po' brutali e le battute al vetriolo che non di rado pronunciava. Dunque, cari lettori, diffidate. Diffidiamo o, meglio, dubitiamo. Anche e soprattutto (lo dico a me stesso in primo luogo) da chi ama pontificare. Informiamoci, non lasciamoci irretire, ragioniamo, confrontiamo e meditiamo prima di trarre conclusioni. Si tratta dell'invito ad adoperare sempre un atteggiamento "filologico" che già qualche volta ho ripetuto.
Vorrei tuttavia, concludendo questa nota domenicale, spezzare anche una lancia a favore delle fiere. Come giovane desideroso di imparare e confrontarmi, le trovo una buona occasione per scambiare qualche parola con amici che pure si dedicano alla scrittura così come con qualche lettore attento: magari allontanandosi dalla ressa degli stand, magari sedendo in disparte, abbassando il tono della voce. Scriversi e sentirsi al telefono aiuta, ma fa bene anche condividere qualche gesto essenziale e semplice. Anche quest'anno ho potuto scambiare riflessioni e punti di vista con amici, collaboratori e colleghi e lettori. Il confronto, soprattutto, aiuta a sentirsi meno soli e a non perdere di vista che se la scrittura è davvero dialogo (sono convinto sia così) tutti, autori e lettori, abbiamo la possibilità di crescere attraverso di esso.