A ormai qualche settimana dall'uscita de L'eco delle battaglie, mentre alcuni lettori mi hanno già comunicato pareri e osservazioni sul testo, cose sempre graditissime e, direi, fondamentali per un autore, è apparso ieri sulle colonne de <<La Domenica di Vicenza>> un articolo-intervista firmato da Alessandro Scandale dedicato, appunto, alla mia ultima fatica. Nel pezzo viene approfondita la trama della vicenda e mi vengono poste alcune domande sulla genesi del racconto e sulle riflessioni che vi stanno alla base.
Vorrei in questa sede riprendere due delle domande, particolarmente utili a spiegare non solo il sentimento che mi ha spinto a scrivere L'eco delle battaglie, ma soprattutto il rapporto che sento tra passato e presente. Non si tratta certo di argomenti nuovi per chi mi conosce, e vi chiedo scusa, amici lettori, se vi sembrerà di udire cose già sentite. Per lo meno, repetita iuvant! Qualora voleste approfondire, in calce troverete il link del sito con l'articolo completo.
La prima domanda spontanea all'autore è: perché un libro sulla guerra dedicato proprio ai ragazzi?
"Il progetto di un libro che affrontasse la Prima Guerra Mondiale è nato
alla Raffaello, Casa editrice marchigiana molto impegnata nel settore
della narrativa per ragazzi, specie ad indirizzo scolastico, e con cui
collaboro da tempo. Per la Raffaello era uscito infatti il mio secondo
libro, mia prima opera per ragazzi: Alessandro Magno. Sui passi di un
condottiero. In vista del centenario della Grande Guerra, è nata l’idea
di un testo che avvicinasse i bambini delle ultime classi della scuola
primaria ad un argomento che ormai non si studia più alle elementari.
L’argomento non era certamente facile, ma quando mi hanno chiesto di
curare il progetto ho deciso di accettare la sfida. La Grande Guerra,
terribile conflitto che inaugurò il Novecento, sta alla base della
storia europea recente, del mondo in cui viviamo oggi. E la storia e
l’importanza della memoria sono tra i temi che mi sono cari, a partire
dal mio primo libro Il paese silenzioso. In più, cercare di spiegare un
argomento come la Grande Guerra a bambini e ragazzi assume un valore
aggiunto, di educazione alla cittadinanza: comprendere e ricordare gli
errori del passato può e deve essere uno stimolo a costruire un mondo di
pace".
Al di là della facile retorica, ritieni giusto che le giovani generazioni conoscano la storia passata e perché?
"Primo Levi, uno dei miei autori di riferimento, in una sua poesia
intitolata significativamente Delega ci sprona a cogliere il testimone.
Scrive Levi: <<Non spaventarti se il lavoro è molto:/C’è bisogno di te che
sei meno stanco./Poiché hai sensi fini, senti/Come sotto i tuoi piedi
suona cavo>>. Riflettere sul passato non significa aggrapparsi ad esso o
isolarsi dal presente, guai se lo fosse! Conoscere e comprendere il
passato, specie il passato recente, ha invece una forte valenza per il
nostro vivere. Oggi in Italia e in Europa, nonostante i problemi e le
difficoltà, viviamo in pace e in democrazia, ma come possiamo
comprendere il valore e l’importanza di esse se non conosciamo i passi
che ci hanno portato a realizzarle? Ecco, il mio libro cerca di
raccontare uno di questi passi a bambini e ragazzi: gli stessi conflitti
che nel corso della vicenda emergono tra i protagonisti e i nuovi amici
incontrati si sovrappongono in qualche modo ai ben più grandi conflitti
della storia che a poco a poco i bambini scoprono. Due dimensioni che,
in ultima analisi, ricevono la stessa risposta: solo vivendo in pace, nel rispetto e nell’armonia delle diversità, è possibile un futuro più giusto e sereno".
L'articolo completo si trova in http://www.ladomenicadivicenza.it/a_ITA_5419_1.html.