Il mio augurio di Buon Anno con una delle pagine più belle del libro per me più bello di Mario Rigoni Stern.
«A mezzanotte la Schola Cantorum della parrocchia cantò durante la messa solenne il coro del maestro Perosi «Al Signor levate, o genti... » , e dopo, quando tutto il popolo e le autorità e gli ufficiali e gli alpini del presidio si riversarono nelle strade e nelle piazze si diede il via, dall'alto della Gaiga, ai grandi fuochi pirotecnici che spaventarono tutti i cani dei dintorni e le cincie, i cuffolotti, i tordi nelle case degli uccellatori.
Ma Tônle non poteva essere con tutti gli altri compaesani. Perché avrebbe dovuto farsi arrestare proprio in quella notte di gran baldoria? E perché solo lui non doveva partecipare alla festa di cui tanto si era parlato nelle lunghe sere schiarite dal lumino tra il fruscio dei mulinelli e degli aspi? Nel pomeriggio era salito sul monte Katz, poi dal bosco del Gharto aveva trascinato sulla neve, poco sotto la croce, un grande mucchio di rami secchi tagliati dalle piante in piedi, e aspettò il grande evento seduto su un tronco davanti alla hutta dei Runz. Da lassù udiva le fanfare suonare a tutto fiato e il brusio del popolo. Dopo la fantasmagoria dei fuochi, e dopo che l'eco dei botti si spense per le montagne e i cani smisero di latrare, allora accese il suo fuoco solitario e bevette un sorso di grappa da una bottiglietta che aveva portato con sé. Laggiù in paese più di uno vide il suo fuoco e i nostri della contrada, che erano scesi a far festa con tutti gli altri, ammiccavano tra loro, allegri».
Mario Rigoni Stern, Storia di Tönle,
Einaudi, Torino 1978, pp. 35-36.
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