Oggi ho letto nelle mie classi alcuni passi di 16 ottobre 1943 di Giacomo Debenedetti (Einaudi, 2001), un libro straordinario per ciò che racconta e per come lo racconta. Scritto poco dopo la liberazione di Roma, a guerra ancora in corso, è un testo che tutti dovrebbero leggere, scritto con un linguaggio preciso, pulito, essenziale, di incredibile potenza.
«Il caposquadra si avanza verso di loro. Ha in mano una specie di cartolina scritta a macchina, di cui legge il testo in tedesco. Quelli non capiscono altro che il tono perentorio di minaccia. Si sciolgono i pianti delle donne e dei bambini. La S. ha avuto il tempo di sbirciare che, sull’elenco dei nomi, il suo non c’è. Questo le dà coraggio: come a vendicarsi dello schiaffo, strappa di mano al tedesco la cartolina. Il testo è bilingue. È lei che lo legge ad alta voce ai vicini:
1. Insieme con la vostra famiglia e con gli altri ebrei appartenenti alla vostra casa sarete trasferiti.
2. Bisogna portare con sé:
a) viveri per almeno otto giorni;
b) tessere annonarie;
c) carta d’identità;
d) bicchieri.
3. Si può portare via:
a) valigetta con effetti e biancheria personali, coperte ecc.;
b) denari e gioielli.
4. Chiudere a chiave l’appartamento. Prendere con sé la chiave.
5. Ammalati – anche casi gravissimi – non possono per nessun motivo rimanere indietro. Infermeria si trova nel campo.
6. Venti minuti dopo la presentazione di questo biglietto, la famiglia deve essere pronta per la partenza.Venti minuti: neppure il tempo per lamentarsi. Meno di quanto occorra per fare fagotto. I bicchieri belli è meglio lasciarli a casa. E le valigette, dove trovarne una per ciascuno? I bambini ne vogliono una tutta per loro. Non seccate! Bisogna che i tedeschi non vedano dove stavano nascosti i manhood. Gioielli non ce n’è più, tutti da un nharèl. Le parole necessarie bisogna dirsele in ebraico, come si sa e si può – in quel gergo che pare un furbesco e ha sempre fatto sospettare che gli ebrei complottino – come si fa a parlare con quei due soldati entrati in casa a sorvegliare i preparativi?» (pp. 34-36).
Qui è possibile ascoltare l'intensa lettura di Moni Ovadia per "Ad alta voce" di Radio3: https://www.raiplaysound.it/audiolibri/16ottobre1943