domenica 24 maggio 2015

24 maggio 1915 - 24 maggio 2015: cento anni fa non era il Piave a mormorare



Amici lettori,
oggi è il 24 maggio. Cento anni fa, alle ore 4.00, dal forte Verena, situato sull'altopiano di Asiago, veniva sparato da parte italiana il primo colpo di cannone: il regno d'Italia da quel momento era effettivamente in guerra con l'Austria-Ungheria. Oggi, come già ho avuto modo di dire, non è giorno di festeggiamenti: non si festeggia né si celebra un'entrata in guerra; piuttosto, oggi è giorno di memoria, di riflessione silenziosa e raccolta. A tal proposito, augurando a tutti di poter riflettere qualche istante su quanto ebbe inizio cento anni fa per il nostro paese, condivido oggi un brano tratto dal mio primo libro, un passo in cui alla mia penna si aggiungeva quella del curato di Santurbàn. Allora non era il Piave a mormorare...
 
<<Il 4 agosto del 1914, mentre l’Europa marciava cantando verso la guerra, fu eletto il sindaco e formato il nuovo consiglio comunale, abbastanza per tenere occupati i pensieri dei più interessati alla vita politica. Per la maggioranza dei paesani, il tempo della vendemmia, ormai alle porte, rappresentava la preoccupazione più impellente. La pagina della cronistoria di quell’anno termina con una nota, in dicembre, relativa alla costruzione delle nuove scuole. Poche settimane dopo, la solenne inaugurazione, col discorso d’onore tenuto da Don Ippolito. Il curato parlò dell’importanza dell’istruzione, del Cristo che leggeva i rotoli della Scrittura nella sinagoga, dei tempi difficili, dei campi e della nuova chiesa, con gran soddisfazione dei presenti. Dopo il taglio del nastro, il vermouth d’onore offerto alle autorità e i dolci offerti agli alunni, un eccellente banchetto coronò l’evento lasciando a tutti la migliore impressione. Le note del curato s’interrompono dopo quell’evento e riprendono soltanto il giorno 24 maggio 1915. Mentre il Piave mormorava, calmo e placido, al passaggio dei primi fanti, don Ippolito annotava:

La penna mi trema fra le dita nello scrivere queste parole. Oggi è scoppiata la guerra coll’Austria. I primi rombi del cannone mormoravano stamane con eco sinistra sulle Prealpi di Recoaro, di Schio, di Asiago. È il principio delle ostilità. Abbiamo sotto le armi già 60 curaziani. In curazia regnano trepidazione, abbattimento, angoscia generali.

La guerra era arrivata anche a Santurbàn. Nei mesi seguenti, per oltre tre anni il curato annotò progressi e situazione delle ostilità, segnando i nomi dei curaziani caduti sul campo e segnando per ogni semestre il numero delle lettere scritte a nome delle famiglie che avevano i figli al fronte. Per il Natale del 1915 inviò a tutti i “suoi” soldati una lettera personale, in cui scrisse che li ricordava e che pregava per loro. Disse che non importava se loro non vedevano il piccolo presepe allestito in chiesa, perché il presepe ce l’avevano dove si trovavano. Assieme alla lettera mandò una fotografia che mostrava i progressi nel cantiere della nuova chiesa>>. 
 
 Nescire quid antea quam natus sis acciderit, id est semper esse puerum (Cic.).

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