Ieri, dopo qualche tempo, sono tornato a fare un salto in libreria. Mi trovavo con Paola Valente, carissima amica con cui condivido la passione delle scorribande alla ricerca di nuovi libri. A dire il vero, da un po' di tempo a recarsi in libreria rimaniamo delusi. La ricerca si rivela infruttuosa, le aspirazioni vengono puntualmente deluse: poco o nulla che veramente meriti, molto che non supera la nostra veloce ma accurata analisi. Non è difficile, e la stilcritica ci soccorre: preso il libro si scorrono rapidamente titolo e autore, di questo si legge la presentazione (e qui si potrebbero aprire ulteriori interessanti analisi dato che le informazioni biografiche sono spesso scritte dall'autore medesimo); si passa quindi ad una rapida lettura della sinossi offerta in quarta di copertina o nei risvolti. Infine, dopo un respiro profondo, ci si tuffa tra le pagine operando alcuni mirati carotaggi all'interno del testo.
Ieri eravamo speranzosi. Siamo alla fine dell'estate, gli editori piccoli e grandi lanciano novità e autori esordienti, magari, dopo una stagione davvero deludente (non solo dal punto di vista climatico), spunta un capolavoro tra gli scaffali. Così ci eravamo detti prima di partire.
Come potete immaginare, i risultati di ieri non sono stati entusiasmanti. Lasciando stare le scritture e gli stili, almeno per quegli autori che si sforzano di curarli, mi ha colpito la ridondanza degli argomenti, delle trame, delle ambientazioni e dei personaggi. Gli esordienti in particolare sembrano voler sparare i loro colpi all'insegna della corporeità: su quattro romanzi presi in mano, tre annunciano storie di corpi o in cui il corpo costituisce chiave fondamentale per intendere la realtà.
- Alla faccia della novità - ci diciamo con un mezzo sorriso.
Dopo i primi minuti la nostra speranza si affievolisce: prendiamo in mano il libro vincitore di un premio importante per inediti e ci domandiamo come si possa riuscire ad andare oltre la prima frase. Invettiva viscerale e drammatica contro il nostro tempo, lo definisce la presentazione.
Paola mi viene in aiuto completando la citazione:
- ... Era il nome di mio padre - sorride, ricordando la battuta.
Ci mettiamo a ridere entrambi al pensiero di quel piccolo capolavoro d'ironia e parodia cinematografica che è Invito a cena con delitto. Uscendo dalla libreria troviamo un'altra occasione di ridere.
- Guarda - esclama Paola, - ne hanno pubblicato un altro!
Punto lo sguardo nella direzione indicata. Sulla mensola campeggia un nuovo titolo firmato Irène Némirovsky.
- Altro che una valigia - dico.
- Un camion - fa eco Paola.
Usciamo dalla libreria ma presto riprendiamo la nostra ricerca tra altri scaffali, puntando ai libri usati o remainder di un altro negozio. Ed è tra volumi più o meno datati di un raccoglitore esterno che trovo un gioiello cercato invano per anni: Nane Oca di Giuliano Scabia.