«Gli occhi del cane e quelli dell’uomo si incontrarono. Si guardarono l’un l’altro a lungo, forse per un’eternità, le luci dentro di loro si spegnevano e si accendevano, e quello che si dissero non lo sapremo ami perché sono morti tutti e due, e anche se fossero vivi, non lo saprebbe nessuno, perché nemmeno loro lo sapevano. Forse imprecavano sulla vita da cani, forse su quella degli ebrei, ma sono tutte supposizioni. Holan si alzò, si stiracchiò e si avviò pigramente come un qualunque cane di traghetto dietro al mio papà, come se gli fosse appartenuto da sempre. Sul viottolo si trasformò in lupo».
Ota Pavel, La morte dei caprioli belli, Keller, Rovereto 2013, p. 61
Ota Pavel (1930-1973), nato Popper, è stato uno scrittore ceco. Il padre era ebreo, la madre cattolica. Sopravvissuto alla Shoah, che vide il padre e due fratelli deportati nei campi nazisti, da cui riuscirono poi a tornare, Pavel fu giornalista sportivo e scrittore. Nel 1964, mentre era inviato sportivo alle Olimpiadi invernali di Innsbruck, si manifestarono i primi segni di una malattia psichica, diagnosticata poco dopo come disturbo bipolare, che condurrà a termine la sua carriera giornalistica e lo costringerà a frequenti ricoveri. Sarà questo però anche il periodo più fecondo a livello letterario. Pavel (aveva cambiato nome nel 1955), morirà nel 1973 per un attacco cardiaco. È sepolto presso il Nuovo cimitero ebraico di Praga, accanto al padre, commesso viaggiatore e indefesso sognatore, protagonista de La morte dei caprioli belli.
Nove racconti vanno a comporre un romanzo vivo, pieno di affetto e di ironia, che si snoda fra gli anni Trenta e il secondo dopoguerra. Ci troveremo le storie di affari e fallimenti, di aspirapolvere e acchiappamosche, di beffe ai danni dei tedeschi e di speranze infrante. E di carpe! Storie vere nel significato più profondo.
Fra tanti libri che passano e scompaiono, magari ben costruiti ma vuoti e freddi come una casa senza vita, ci sono libri piccoli e vivi, che fanno ridere e piangere, sperare e riflettere, palpitare e scrollare la testa al pensiero di com’è la vita. Libri belli e onesti. Ecco, oggi posso dire di averne letto uno più, di questi libri.