sabato 3 settembre 2016

Rumando d'estate... un ritrovamento straordinario

L'etimologia dell'aggettivo 'straordinario' affonda le radici nel latino. Letteralmente esso significa fuori (extra) dall'ordinario. Meno noto è invece il significato del verbo 'rumare', termine attestato nella prima metà del XIV secolo ed oggi ridotto a regionalismo: il suo significato proviene dal latino tardo 'rumare', a sua volta derivato da 'ruma', cioè gola o esofago (per estensione, quindi, anche stomaco): insomma, lavorare di stomaco, quindi rimescolare. Per una rapida conferma ecco due fonti affidabili consultabili con due semplici clic: primo clic; secondo clic

Per me il verbo 'rumare' è associato alla grande passione che nutro per i libri, non solo per quanto in essi contenuto ma anche per l'oggetto libro in sé. Rumare è per me la caccia a libri appartenuti ad altri presso mercatini o negozi dell'usato. Un libro, specie se di una certa età, porta infatti con sé una storia. Che sia appartenuto ad una sola persona o che sia passato di mano in mano, magari recando i segni dei proprietari, un libro racconta non solo attraverso il testo che contiene ma anche attraverso la sua stessa materialità. Intonso o gualcito, con le pagine bianche o ingiallite, con la copertina in buono stato o consunta, col dorso compatto o segnato di rughe, odoroso di polvere, di soffitta o di cantina, un libro segna un piccolo cammino di civiltà, un frammento di vita che ha abbracciato persone in momenti diversi, mettendo in comunicazione chi ha scritto con chi, in vari momenti, legge. Una catena che può fermarsi a poche persone o, come accennavo, può proseguire se il libro passa di mano in mano. Forse anche per questo, oltre che per l'emozione del ritrovamento, mi piace rumare, per sentirmi parte di un cammino che potrebbe risalire idealmente ai primi segni scritti tracciati dall'uomo. E a volte, rumando fra i libri, si possono avere sorprese inaspettate.

Circa un mese fa ho recuperato in un mercatino che frequento abbastanza spesso un libro che mi aveva subito incuriosito: legatura elegante di fine Ottocento - inizio Novecento, lettere dorate sul dorso, edizione di pregio con carta di buona qualità. Il libro, uno Zanichelli del 1902, raccoglieva gli scritti polemici di Giosuè Carducci: Confessioni e battaglie il titolo. Il volume era in buone condizioni; unici danni alcuni strappi sulla copertina, forse causati da nastro adesivo.
Vista l'edizione e visto il prezzo assai modesto che si richiedeva non ho esistato ad acquistarlo. 

Una volta a casa ho avuto la sorpresa: nella fretta non avevo esaminato la seconda di copertina. Ho sgranato gli occhi stupito: al centro c'era un disegno che raffigurava quattro volti racchiusi in ovali uniti da rami. Nel quinto ovale, al centro, campeggiava un nome: Robert Saitschick. Un ex libris d'autore! Lo stile del disegno mi ricordava l'Art Nouveau di primo Novecento mentre nulla mi diceva il nome del precedente proprietario. 

C'è voluto poco per scoprire chi fosse, l'era internet dopotutto ha i suoi vantaggi. Digito perciò sulla tastiera il nome misterioso e mi si apre, fra le altre, una pagina di wikipedia. La potete trovare cliccando qui.

Robert Saitschick, nacque a Mscislaŭ, cittadina oggi bielorussa ma nell'Ottocento parte dell'Impero degli zar, nel 1868 e morì quasi centenario a Horgen, in Svizzera, nel 1965. Frequentò il ginnasio, ebbe grane col governo russo perché vicino ad un circolo rivoluzionario, fuggì a Vienna dove studiò letteratura. Laureatosi, nel 1894 divenne professore di Letteratura comparata presso l'Università di Neuchâtel. Dal 1895 al 1914 insegnò presso l'Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Zurigo. Dal 1914 al 1925 fu professore presso l'Università di Colonia. Si dedicò anche alla scrittura, divenendo autore prolifico: alcuni suoi libri si possono trovare ancor oggi sul mercato. Non ho invece trovato fotografie che lo ritraggano. 

Non so descrivere l'emozione provata una volta apprese queste informazioni. Un libro mi metteva improvvisamente in contatto con uno scrittore di inizio Novecento! Inoltre domande sorgevano spontanee: come aveva fatto quel libro a raggiungere le lande vicentine? Per quali altre mani era passato? Cosa aveva visto? Perchè fu acquistato? Influenzò l'autore in qualche modo? Qual era il suo pensiero? 
Confrontando le date della biografia con quella di pubblicazione del libro, deduco che probabilmente, quando il volume fu acquistato, la vita di Saitschick doveva avere raggiunto una certa stabilità: di sicuro già insegnava. Ma c'è di più. L'ex libris aveva a sua volta una "firma". Proseguendo la mia ricerca in internet, ho infatti trovato l'immagine associata ad un nome in questa pagina del Museum of Applied Arts di Budapest.

Hugo Höppener "Fidus"
Esso è opera di Hugo Höppener detto Fidus (1868-1948), pittore e illustratore simbolista, coetaneo di Saitschick e oggi quasi dimenticato. Visse in Germania, condividendone la tragica storia, aderendo fra l'altro nel 1932 al partito nazista ma senza ottenerne il supporto sperato. Morto dimenticato, è stato in parte riscoperto negli anni Sessanta. Ecco qui la pagina di wikipedia su di lui. Consiglio anche, per saperne di più, questa pagina e questa.
Secondo la pagina inglese di wikipedia, Höppener nei primi anni del Novecento <<was one of the best known painters in Germany, and had come under the influence of writers such as Arthur Moeller van den Bruck, Heinrich and Julius Hart>>. Altri scrittori, dunque. Scrittori amici o conoscenti di Saitschick? Condividevano interessi o ideali artistici?

Domande, ancora domande. E dietro le domande, ecco affiorare  un secolo e mezzo di Storia; assieme ad essa, le storie: personaggi, sentimenti, azioni, scelte, vite. Non è straordinario (cf. l'incipit di questo testo) che tutto ciò sia possibile a partire da un oggetto di carta dimenticato sopra una mensola polverosa? Forse che sì, forse che no. Dopotutto, come dice la protagonista di un mio libro per ragazzi, basta un tocco del dito perché la polvere che copre il passato scompaia ed esso torni a rivivere.